Gérard e i lacchè eseguono, poi il Maestro di Casa accenna verso le sale interne e vi entra seguito da tutti i lacchè, eccettuato Gérard, che inginocchiato avanti all'azzurro sofà, ne liscia le frange arricciatesi e ridona lucido alla seta rasata, sprimacciandone i cuscini
GÉRARD al sofà Compiacente a' colloqui del cicisbeo che a dame maturate porgeva qui la mano! Qui il Tacco rosso al Neo sospirando dicea: Oritia, o Clori, o Nice, incipriate vecchiette e imbellettate io vi bramo, ed anzi sol per questo, forse, io v'amo! Tal dei tempi è il costume! Dal giardino si avanza trascinandosi penosamente un vecchio giardiniere curvo sotto il peso di un mobile. È il padre di Gérard. Questi gitta lo spolveraccio che tiene in mano e corre a porgere aiuto al padre, che tutto tremulo si allontana per contorti sentieri del giardino. Commosso Gérard guarda allontanarsi il padre. Son sessant'anni, o vecchio, che tu servi! A' tuoi protervi, arroganti signori hai prodigato fedeltà, sudori, la forza dei tuoi nervi, l'anima tua, la mente, e, quasi non bastasse la tua vita a renderne infinita eternamente l'orrenda sofferenza, hai dato l'esistenza dei figli tuoi. Hai figliato dei servi! asciuga le lagrime poi torna a guardare fieramente intorno a sè la gran serra T'odio, casa dorata! L'immagin sei d'un mondo incipriato e vano!
Vaghi dami in seta ed in merletti, affrettate, accellerate le gavotte gioconde e i minuetti! Fissa è la vostra sorte! Razza leggiadra e rea, figlio di servi, e servo, qui, giudice in livrea, ti grido: È l'ora della morte!